Un piccolo gesto
con una grande ambizione: costruire la
pace tra Israele e Palestina.
Protagoniste, 50 donne israeliane e 50
palestinesi che ieri si sono date
appuntamento a Betania, un villaggio nei
Territori governati dall'Anp a pochi
chilometri da Gerusalemme, per celebrare
la prima Giornata del pane, impastando e
mangiando insieme l'alimento-simbolo
della pace e della condivisione di
bisogni elementari. La comitiva
proveniente da Israele era guidata da
Angelica Calò Livné, regista, presidente
della Fondazione Bereshit Le Shalom (Un
inizio per la pace), animatrice
infaticabile di iniziative artistiche e
culturali che coinvolgono giovani ebrei,
cristiani e musulmani in alcuni villaggi
della Galilea. Ad accoglierla alle porte
di Betania, poco dopo avere oltrepassato
il checkpoint presidiato dall'esercito
israeliano, c'era Samar Sahhar, una
palestinese cristiana che ha fondato
«Lazarus Home for girls», una casa di
accoglienza per donne e bambine vittime
di violenze. Scambio di doni, musica,
danze e poi quel gesto altamente
simbolico davanti al forno aperto mesi
fa da Samar, che dà lavoro ad alcuni
disoccupati e nutre le giovani ospiti
della casa di accoglienza. Il pane
appena sfornato è stato distribuito ai
presenti come segno di condivisione e
amicizia, alla presenza delle autorità
locali e di Mario Mauro, vicepresidente
del Parlamento europeo che ha
patrocinato l'iniziativa.
Così uno dei riti più antichi e
quotidiani dell'umanità si è trasformato
in evento profetico, in un mattone di
quell'edificio di pace che Angelica e
Samar stanno pazientemente costruendo da
anni all'interno delle società in cui
vivono. Una pace che nasce dal basso,
fondata sull'educazione, sul cambiamento
dei cuori, sulla convinzione che la
valorizzazione delle identità culturali
e religiose del popolo a cui si
appartiene è il contributo più efficace
alla convivenza e l'antidoto migliore
alla violenza e all'odio. E l'amicizia
che da tempo lega Angelica e Samar,
cresciuta anche negli anni duri
dell'Intifada, è l'elemento trainante di
tante iniziative promosse anche in
Italia, dove le due amiche hanno portato
in molte occasioni la loro testimonianza.
Non è un caso, dunque, che ieri e oggi
gesti analoghi a quello svoltosi in
Palestina siano stati promossi in varie
città del nostro Paese da comunità
ebraiche e gruppi cattolici e laici,
coinvolgendo le associazioni di
panificatori e le amministrazioni
comunali. Così anche a Roma, Varese,
Sondrio, Parma, Piacenza e altrove il
pane della pace è diventato segno di
riconciliazione, proprio come a Betania.
La città che ospita il sepolcro da cui
Gesù fece risorgere Lazzaro duemila anni
fa, testimonia anche oggi che il
miracolo è possibile.
Giorgio Paolucci
Avvenire - 2 giugno 2005
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