Carissimi amici italiani, avrei voluto con
tutto il cuore essere tra voi, ma alcuni
intoppi burocratici non me lo consentono.
Per questo, sentendomi spiritualmente
presente questa sera insieme agli amici del
Teatro dell’Arcobaleno e alla mia grande
amica Angelica, vi mando queste poche righe
nella speranza di potervi incontrare in una
prossima occasione.
Il mio nome è Samar Sahhar, ho quarant’anni
e vivo a Betania, in Palestina. Per tutta la
mia vita ho condiviso e cercato di
migliorare le condizioni di vita di tanti
bambini e bambine palestinesi. Attualmente
sono responsabile di una casa di accoglienza
per bambine abbandonate (Lazarus Home for
Girls), ma gli inizi del mio lavoro si
trovano nel 1971 quando i miei genitori, una
delle poche famiglie cristiane di Betania,
hannno fondato l'orfanotrofio Jeel el Amal (che
significa “Generazione della speranza”).
Presero in affito una stalla e la
trasformarono in una camera con l'intenzione
di accogliere dieci bambini. Presto i locali
si moltiplicarono e il numero di bambini
arrivò a cento. Erano tutti orfani di uno o
entrambi i genitori oppure si trovavano in
stato di abbandono. Oggi la casa, che è
diventata anche una scuola, ospita 300
bambini dai tre ai diciotto anni.
Da tempo mi ero resa conto che era
necessario darsi da fare per aiutare anche
le bambine orfane (che per motivi legati
alla cultura islamica non possono essere
ospitate insieme ai maschi), perchè
l'educazione della donna è fondamentale per
il futuro della società araba. Così, con
l'aiuto di Dio, di tanta povera gente e di
qualche benefattore anche italiano, è nato
il progetto di Lazarus Home for Girls: la
casa ospita oggi 32 bambine orfane e ragazze
dai 3 ai 15 anni. Arrivano da noi tramite
l'ufficio sociale di Betlemme, e qualche
volta è stato possibile ospitare anche donne
violentate o imprigionate per diversi motivi
e che non hanno nessun posto dove provare a
ricostruire il loro futuro.
Per aiutare economicamente questa opera e
poter dare da mangiare a tutti gli ospiti
della Lazarus Home, nell'ottobre del 2003 si
è iniziato il "progetto panificio",
affittando un locale sempre a Betania. I
macchinari sono stati acquistati in Israele,
e dopo aver superato varie difficolta'
economiche e burocratiche, palestinesi e
israeliani hanno lavorato insieme per
sistemare le macchine nel locale. Ora gia'
si vende il pane con un triplice scopo:
generare soldi, offrire posti di lavoro a
quattro palestinesi, assicurare il
nutrimento alle ospiti della Lazarus Home.
Il mio sogno, condiviso da tempo con la mia
grande amica Angelica Calò, è di poter
riunire donne israeliane e palestinesi per
poter fare e vendere il pane insieme, con la
speranza di poter costruire e donare la pace
insieme. Per questo l’abbiamo chiamato il
pane della pace.
A tutti voi che avete la fortuna di vedere
lo spettacolo Beresheet vorrei dire che
quello che mi unisce agli amici del Teatro
dell’Arcobaleno è la passione per l’uomo in
ogni condizione, il desiderio di costruire
un pezzo di futuro per chi si è lasciato
alle spalle un passato di sofferenza e di
violenza, e insieme la convinzione che la
pace si edifica anzitutto educando e
educandosi al rispetto degli altri e
all’amore per la persona, quell’amore che
noi cristiani abbiamo imparato dalla nostra
tradizione e che Giovanni Paolo II ha
testimoniato con passione per tanti anni.
Vi ringrazio e vi abbraccio tutti,
Shalom, Salam, Pace, sono con voi con la mia
anima.
Samar Sahhar e tutte le ragazze di
Lazarus Home, Betania